A volte capita di provare emozioni negative senza un effettivo motivo, o di vedere tutto bianco o nero. Ci colpevolizziamo per cose che non dipendono da noi e sovrastimiamo i nostri errori.
Queste modalità di pensiero dipendono da schemi disfunzionali che abbiamo costruito nella nostra mente e che ci portano a produrre risposte altrettanto disfunzionali.

Secondo Beck, l’artefice della nascita dei pensieri negativi è la Triade Cognitiva (il Sè, il Mondo, il Futuro). I fatti vengono letti attraverso un filtro che distorce l’evento e in tal modo conferma il pensiero negativo stesso (Beck, 2013).

“Sono incapace, stupido, fragile” – Idee disfunzionali sul Sé.

“È troppo complicato, nessuno mi capisce” – Idee disfunzionali sul Mondo.

“Non c’è nessuna via d’uscita, soffrirò sempre” – Idee disfunzionali sul Futuro.

La peculiarità di queste idee è che sono automatiche, improvvise, non richiedono uno sforzo e ci sembrano vere.

Secondo il modello ABC di Beck, quando ci troviamo di fronte a una situazione (A), non arriviamo subito alle Conseguenze (C), ma mettiamo in atto delle Credenze (B).
Le Credenze dipendono dalle nostre esperienze pregresse, dai nostri timori e tendono ad assumere carattere di certezza. Quando però non sono supportate da dati empirici ecco che prendono vita le Distorsioni Cognitive, corroborate dalle idee automatiche diventate pervasive e costanti.

Beck individua 6 principali Distorsioni Cognitive (Leveni, Michielin, Piacentini, 2014):

L’inferenza arbitraria – secondo cui arriviamo ad una particolare conclusione senza evidenze sufficienti e certe.

“Ha letto il mio messaggio e non mi ha risposto” à Sicuramente è arrabbiato con me.

L’astrazione selettiva – a causa della quale prestiamo maggiore attenzione agli aspetti negativi ed escludiamo gli altri.

“Durante la mia presentazione due persone hanno sbadigliato” à Sono un terribile oratore, non sono in grado di parlare in pubblico.

L’ipergeneralizzazione – mediante la quale generalizziamo ad un intero settore le caratteristiche tipiche di una sola situazione.

“Ho preso 18 all’esame” à Sono un fallimento, non riuscirò a laurearmi.

L’ingigantimento o la minimizzazione – che ci portano a percepire o a valutare un evento per eccesso o per difetto, discostandoci dalla realtà.

“Ho ottenuto la promozione” à Sono stato fortunato, non ho fatto un granché.

La personalizzazione – ossia l’attribuzione a noi stessi della responsabilità di eventi che sono al di fuori del nostro controllo.

“Mia madre è arrabbiata” à Ho sicuramente fatto qualcosa di sbagliato.

Il pensiero dicotomico – attraverso cui categorizziamo tutte le nostre esperienze nei poli opposti, positive o negative.

“Non ho un fidanzato” à La mia vita non vale nulla.

A queste 6 ne vengono poi aggiunte altre 4:

La lettura del pensiero – ovvero quando siamo convinti che le persone provino determinate emozioni o pensino qualcosa in assenza di prove concrete.

“Il mio capo mi odia” à Gli si legge in faccia.

Le doverizzazioni – che ci impongono come dovremmo essere senza lasciare spazio agli errori.

“Devo essere il migliore del corso” à Se no deluderò le aspettative di tutti.

Il pensiero catastrofico – ovvero credere di sapere cosa ci riserva il futuro dando per certo che tutto andrà male e che non ci sarà modo di uscirne.

“Ho mal di testa da tre giorni” à Non guarirò mai.

Il ragionamento emozionale – mediante il quale crediamo vero qualcosa in base a ciò che proviamo in quel momento.

“Mi sono sentito ansioso mentre ero con la mia amica” à Non devo più uscire con lei.

È possibile affrontare queste distorsioni attuando delle strategie e ristrutturando i nostri schemi cognitivi.

Possiamo chiedere aiuto a uno psicologo affrontarlo, o provare a farlo da soli imparando a:

  • RICONOSCERE convinzioni e pensieri disfunzionali alla base del nostro disagio;
  • MODIFICARLE, sostituendole con interpretazioni maggiormente realistiche e funzionali.

Albert Ellis ideò la RET (Rational Emotive Therapy), secondo la quale bisogna costantemente mettere in dubbio i pensieri irrazionali e sostituirli con credenze razionali (Sanavio, 2011).

Ricordiamoci prima di tutto che un pensiero non corrisponde a un fatto e che spesso i nostri pensieri non rispecchiano perfettamente la realtà.

Proviamo a rintracciare nella nostra mente il pensiero negativo originario. Come è nato, in quale situazione e con quale risultato. Chiediamoci se quel pensiero non è stato vittima di una distorsione cognitiva che ci porta adesso a interpretare la realtà attraverso un filtro irreale.

Come possiamo affrontarlo?

Potremmo prendere in considerazione altre spiegazioni, pensare a cosa farebbero altre persone al nostro posto. Oppure potremmo prendere nuovamente in esame tutti gli elementi della situazione e assicurarci di averli letti correttamente.

Può essere utile ricordarci che non esiste niente di assoluto, bianco o nero, giusto o sbagliato e che non dobbiamo pretendere di essere perfetti perché nessuno al mondo può esserlo.

E prevedere il futuro? Beh, per quello lasciamo che sia Harry Potter a occuparsene, ma se avete ricevuto la lettera da Hogwarts quella è tutta un’altra storia.

Bibliografia

Beck, J. (2013). La terapia cognitivo-comportamentale. Astrolabio.

Leveni, D., Michielin, P., Piacentini, D. (2014). Superare la depressione. Un programma di terapia cognitivo-comportamentale. Firenze: Eclipsi.

Sanavio, E. (2011). Le psicoterapie. Il Mulino.