Avvocata Woo mi ha incantata, mi ha fatta sognare con colori che non sapevo di conoscere e dettagli che ancora mi tornano in mente a distanza di tempo. Questa serie ti permette di entrare nella vita di una giovane donna coreana con diagnosi di autismo che viene cresciuta da un padre che prova a fare del suo meglio credendo che crescerla facendo finta di niente sia la scelta migliore per lei. Ed è questa scelta che porterà la protagonista ad affrontare da adulta sfide sconosciute a cui nessuno l’aveva preparata.
Fin dalla prima puntata rimaniamo affascinati da Woo-Young Woo perché è intelligente, sensibile in un modo diverso rispetto a quello a cui siamo abituatə e lo vediamo anche negli occhi di chi inizia a conoscerla e a vederla per ciò che ha da offrire più che per ciò che la differenzia dagli altri.
Ci stupisce per il suo acume e ci affascina perché vediamo
come l’assenza di emozioni mostra un mondo privo di freni inibitori. Lei dice
cosa le passa per la testa, non si cura di ferire chi le sta intorno e a volte
la invidiamo per questo. È sincera, schietta, dice sempre quello che pensa.
“È dura capire come si sentano gli
altri” dice.
Frasi come questa ti catapultano nella sua realtà. Lo dice senza pretese, senza l’obiettivo di farti provare pena per lei. Lei constata. Punto. Senza fronzoli.
Questo, soprattutto all’inizio, non la aiuta ad integrarsi nel nuovo ufficio e noi siamo spettatori di noi stessə, di ciò che faremmo anche noi se ci trovassimo davanti a qualcuno di “atipico”, imprevedibile, a noi sconosciuto.
I suoi colleghi sfruttano senza pudore la sua condizione per avvantaggiarsi durante i processi dimostrando di essere i primi a non rispettarla. Ma puntata dopo puntata le cose cambiano. Il rispetto inizia a crescere, la stima a nascere, l’affetto a sbocciare.
Il suo capo si scusa per aver fatto il paragone tra lei e gli “avvocati normali” ma lei, come se non le importasse, risponde: “Io non sono un avvocato normale“. Ma in realtà le importa. Lei non lo sa, perché non conosce l’effetto che le emozioni possono avere sulle persone, ma poi lo sente. Quando torna a casa, quando parla con le persone che ama e che la amano. Ed è in quel resoconto privo di emozioni che traspare tutto il suo dolore inespresso, che arriva dritto al cuore e fa comprendere quanto sia difficile per lei vivere in un mondo di cui non comprende le regole. Vediamo che per ogni conquista la aspetta una nuova sfida, che ogni nuova esperienza è come ripartire da zero.
Avvocata Woo mostra come le stereotipie tipiche delle persone con autismo siano poco tollerate dalle altre persone che non ritenendole “adeguate” le giudicano e ne hanno paura. Ma nel corso della serie notiamo come il solo fatto di esserci a contatto quotidianamente riduca il giudizio e la paura, perché inizia a diventare qualcosa di familiare, di conosciuto, da non temere.
Uno dei suoi colleghi, Kwon Min-woo, entra in competizione con lei fin dal primo momento: la isola, la tradisce, la vede come un nemico. “Perché aiutare chi è più forte?” dice. Questa è una reazione di paura. Di qualcuno che si sente minacciato e non riesce ad accettare i successi di chi che per alcuni aspetti è migliore di lui mentre per altri ha bisogno di essere accudita come una bambina.
Ci infastidisce la costante incredulità di chi ha a che fare con Woo-Young Woo, di chi aspetta i suoi passi falsi e dà peso più ai suoi errori che ai suoi traguardi.
Ma poi arriva Joon-ho che le insegna il valzer per attraversare la porta scorrevole. E non importa se lei non capisce cosa sta provando perché in quel gesto c’è tutto quello che le serve. C’è cura, attenzione, non c’è giudizio. Joon-ho è l’unico che la vede da subito per chi è e non per il suo disturbo.
Sembra tutto fin troppo bello, quindi ci chiediamo: Quanto
di ciò che vediamo è reale?
E quanto è edulcorato?
Tanto.
Ma rappresenta comunque una faccia dell’autismo che moltə non conoscono e grazie a questa serie questo disturbo è sempre più conosciuto e sensibilizzato.
L’autismo non è rappresentato da un punto di vista clinico e forse è proprio questo che permette a tuttə di avvicinarsi all’argomento. Se fossimo statə davanti a un documentario non ci sarebbe stato un altrettanto seguito di pubblico ma in questo modo si riesce a raggiungere un’audience più vasta, a sensibilizzare gradualmente.
Avvocata Woo è una serie che ti fa l’occhiolino, che ti incanta con i suoi colori, le sue musiche e anche con il timbro in lingua originale di uno stile attoriale così diverso dal nostro e per me così affascinante.
E in più lei ci spiazza con i suoi pensieri. Il suo modo di ragionare anticonvenzionale ci costringe a uscire dai nostri schemi precostituiti. Anche senza essere guidata dalle emozioni Young Woo ha imparato a relazionarsi con gli altri, ad osservare anziché giudicare, a ragionare sulla base di ciò che, in teoria, è appropriato oppure no.
Lei diventa la nostra insegnante, qualcuno da ammirare anziché da temere, e questa trasformazione è la forza di Avvocata Woo ed il motivo per cui lo riguarderei ancora e ancora e consiglio di guardarlo a tuttə. (meglio in lingua originale 😉).
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