Quante volte ci troviamo incastrati in situazioni scomode ma per convenzione non riusciamo a dire di no? Quante volte per non sentirci chiamare egoisti acconsentiamo a qualsiasi richiesta ci viene posta?
Il termine “assertività” deriva dal latino “asserere” e dall’italiano “asserire” (“sostenere, affermare con vigore”). Può essere definita come la qualità di chi è capace di portare avanti il proprio punto di vista e i propri diritti nel rispetto di quelli degli altri.
Assertivo è colui che realizza se stesso, che,
liberandosi dai vincoli imposti dalla società, riesce a valorizzare le proprie
capacità e a dare voce alle proprie esigenze senza prevaricare quelle altrui.
Diventare assertivi significa dare spazio anche a noi all’interno della relazione; significa assumere un atteggiamento positivo nei propri confronti ma anche in quelli degli altri. L’assertività è il gancio di unione tra la passività e l’aggressività; è una forma di etica interpersonale che consente di adattarsi più serenamente alle situazioni sociali.
Una persona aggressiva tiene conto delle proprie
esigenze ma a discapito di quelle altrui, ha come unico obiettivo quello di
vincere. Al contrario, una persona passiva sovrastima i bisogni degli altri non
esprimendo i propri sentimenti pur di non generare conflitto.
Le persone assertive, lungi dall’essere immuni dalle spinte di chi le circonda,
tentano di trovare il giusto equilibrio tra egoismo e sottomissione, tra i
bisogni dell’io e quelli degli altri.
Per riuscirci si avvalgono dell’uso di alcune tecniche che costituiscono una corazza contro l’invasione esterna.
A livello verbale prediligono:
- domande aperte che danno la possibilità di far circolare informazioni libere e non risposte dicotomiche come si/no;
- procedono con una sorta di auto-apertura che arricchisce la conversazione aggiungendo particolari su se stessi;
- fanno uso della critica costruttiva esprimendo disappunto senza urtare i sentimenti dell’altro;
- stanno attenti al timing, ovvero all’inserirsi
al momento opportuno all’interno di un discorso.
Anche le componenti non-verbali giocano un ruolo fondamentale nel riuscire a mantenere un comportamento assertivo in diverse circostanze:
- attraverso il modo in cui ci si presenta agli altri;
- diventando osservatori anziché sentendosi gli osservati;
- mantenendo il contatto oculare e quello corporeo con gli interlocutori;
- assumendo una postura rilassata senza lasciar trasparire imbarazzo o paura;
- adottando un tono di voce che esprime chiarezza e rispecchia il proprio stato d’animo.
Tutti possiamo essere assertivi e diventare capaci di dire di no senza sentirci egoisti. Il gioco sta nel farlo nel rispetto di se stessi e degli interlocutori, senza prevaricare le esigenze altrui ma senza dimenticarci delle nostre.
Bibliografia
Alberti, R. E., & Emmons, M. L. (2011). Essere assertivi: come imparare a farsi rispettare senza prevaricare gli altri, Bologna, Il sole 24 ore.
Anchisi, R., & Dessy, M. G. (2013). Manuale di assertività: teoria e pratica delle abilità relazionali, alla scoperta di sé e degli altri, Milano, F. Angeli.
Giusti, E., & Testi, A. (2006). Vincere quasi sempre con le 3 A, Roma, Sovera Multimedia.
Jakubowski, P., & Lange, A. J. (1976). Responsible assertive behavior, Champaign, Illinois, Reaserch Press.
Linehan, M., Egan, K. (1983). Asserting yourself, London, Century Publishing.
Smith, M. J. (1975). When I say no, I feel guilty: how to cope–using the skills of systematic assertive therapy, New York, Bantam Books.
Zingarelli, N. (1986). Vocabolario della lingua italiana, Bologna, Zanichelli.L
Recent Comments